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Testimonianza: “Mi hanno detto che avevo la sindrome di Sudeck e che non si poteva fare niente”

19 novembre, 2019

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Vega (La Rioja), 60 anni, diagnosi di distrofia simpatico riflessa o distrofia di Sudeck in seguito ad una frattura dello scafoide: “Mi hanno detto che avevo la sindrome di Sudeck e che non si poteva fare niente”.

La paziente viene trattata dal Dott. Piñal e dal suo team a Madrid, quattro anni dopo una frattura dello scafoide del polso sinistro e la successiva diagnosi di distrofia di Sudeck. Presenta un quadro di dolore intenso, formicolio e limitazioni della mobilità che interessano il braccio nella sua totalità e che l’hanno costretta ad essere seguita nell’Unità del Dolore.

Partendo da questo punto, il chirurgo della Cantabria effettua una rivalutazione diagnostica e crea una nuova procedura per affrontare la patologia identificata.

I risultati dell’intervento sono praticamente immediati con un notevole recupero funzionale già in fase intraoperatoria. Due mesi dopo l’operazione il dolore è scomparso e la paziente ha recuperato la funzione dell’arto superiore.

Il Dott. Piñal non considera la distrofia di Sudeck come una patologia a sé stante, ma piuttosto come una formula diagnostica che nasconde un’origine non identificata dei problemi reali del paziente, che appaiono in seguito ad un intervento, una frattura o un processo infettivo, tra gli altri quadri precedenti.

Così, più di un secolo dopo la sua descrizione come “atrofia ossea infiammatoria acuta” dal chirurgo tedesco Paul Südeck, il Dott. Piñal e il suo team chirurgico hanno già curato decine di pazienti con questa diagnosi, ricorrendo ad un innovativo approccio clinico che, in mani esperte, consente di ottenere risultati spettacolari.

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